Civetta capogrosso

Nome scientifico: Aegolius funereus

Aegolius funereus
Tassonomia
  • Regno: Animalia
  • Phylum: Chordata
  • Classe: Aves
  • Ordine: Strigiformes
  • Famiglia: Strigidae
  • Genere: Aegolius
Statistiche
Numero osservazioni: 196
Specie segnalata in 17 aree protette e 10 habitat

Liste Rosse
  • Internazionale: LC (Least Concern - Minor preoccupazione)
  • Italiana: LC (Least Concern - Minor preoccupazione)
  • Regionale: NT (Near Treathened - Quasi minacciata)
Protezione internazionale
  • CITES
    • A (Appendice A)
    • B (Appendice B)
  • Convenzione di Berna
    • II (Appendice II)
  • Direttiva Uccelli (79/409/EEC)
    • I (Allegato I)
  • Legge 157/92
    • ART2 (Articolo 2)

Stato di conservazione

La civetta capogrosso è ampliamente diffusa nell'Europa nordorientale con popolazioni numerose in Russia e Penisola scandinava, nei Paesi baltici e Bielorussia; nelle regioni centroeuropee è presente con areali disgiunti coincidenti con le principali catene montuose (Austria, Italia, Germania, Francia, Svizzera, Repubblica Ceca e Slovacchia, e ad ovest sui Pirenei). In Italia è presente solo sulle Alpi dove è distribuita con continuità di areale fino alle Alpi Marittime in una fascia altitudinale variabile fra i 1200-1900 m, con minimi di quota e maggiori densità nei settori centrali e orientali. Più comune nei gruppi montuosi prettamente alpini, la civetta capogrosso è distribuita anche in quelli prealpini, dove è stata accertata anche più a sud del confine provinciale, nelle limitrofe province di Verona e di Vicenza. Specie protetta, non in pericolo di estinzione, svolge un ruolo importante quale predatore di micromammiferi silvani. A livello locale è raramente vittima di azioni di bracconaggio, mentre a volte è oggetto di disturbo da parte di fotocacciatori e curiosi durante la nidificazione. L'eliminazione dal bosco delle piante con bassa resa economica in termini di legname prodotto, quali le piante scavate dai picchi e quelle vetuste, rappresenta un fattore di rischio per la specie, in quanto può determinare la distruzione di potenziali siti di nidificazione o l'interruzione di riproduzioni in corso.


Tratto da: Pedrini P., Caldonazzi M., & Zanghellini S. (a cura di), 2005 – Atlante degli Uccelli nidificanti e svernanti in provincia di Trento. Studi Trentini di Scienze Naturali, Acta Biologica, 80 (2003), suppl. 2: 692 pp.

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