Al fine di garantire il mantenimento della struttura e delle funzioni peculiari del biotopo è necessario porre in essere una limitazione d’uso della risorsa ambientale. Si consiglia la presenza regolare di personale addetto alla sorveglianza, per verificare che nei periodi maggiormente critici per l’ornitofauna (periodo riproduttivo e di svernamento) tutte le attività antropiche presenti nell’area interessata dal biotopo vengano ridotte. Si consiglia di prevedere il divieto di caccia all’interno dell’area protetta per evitare i danni da calpestio connessi con l'approntamento di sentieri, saline e appostamenti fissi.Si consiglia altresì la rimozione di alcune “saline” e di capanni da caccia, posizionati in più punti entro la torbiera. Tali strutture sono infatti in netto contrasto con i principi che stanno alla base dell’istituzione dell’area protetta, e con la sua immagine nei confronti dei visitatori. |
Evitare che qualsiasi intervento futuro possa modificare l'assetto idrico del biotopo. È previsto che nella realizzazione della pista da fondo siano limitati i movimenti terra e vengano evitate le zone umide maggiormente delicate del biotopo. Il tracciato della pista esistente verrà spostato in modo da evitare le aree più vulnerabili mentre l'ampliamento verrà realizzato a scapito della pecceta e garantendo il rispetto dei deflussi verso la torbiera. |
Si consiglia un controllo del pascolo ovino negli habitat maggiormente delicati (torbiera di transizione, molinieto e Caricetum davallianae), al fine di evitare stazionamenti delle greggi troppo prolungati che potrebbero apportare un eccessivo carico di sostanza organica e/o procurare danni al cotico erboso di queste delicate formazioni vegetali. |
Sarebbe utile effettuare alcuni interventi puntuali sugli individui di abete rosso che stanno colonizzando le zone umide e i boschi igrofili. Gli interventi dovrebbero prevedere lo sradicamento manuale (molti esemplari sono infatti giovani e/o di piccole dimensioni) o il taglio degli individui di peccio evitando di intervenire sui "bonsai". Gli ontani e i salici vanno invece rispettati e valorizzati. Tutto il materiale dovrà essere accatastato fuori dalle zone umide (ad esempio nella pecceta) e quindi divenire utilizzabile dalla fauna minore. Le operazioni andranno eseguite verso la fine di agosto per non disturbare le fasi più critiche dell’ornitofauna. Il ciclo d’interventi dovrebbe coprire un arco di almeno tre anni e prevedere di eliminare circa il 30 % degli esemplari di peccio che stanno colonizzando le zone umide. |
La pecceta potrebbe essere lasciata ad evoluzione naturale. Uniche eccezioni alla cessazione d’uso sono costituite dalla manutenzione ordinaria dei percorsi di visita individuati, dal taglio di controllo, dei nuclei di accrescimento della pecceta che stanno invadendo le zone umide e dai tagli dei lembi di pecceta nei pressi dei sentieri, nel caso insorgessero pericoli per l’incolumità umana o pericolo di instabilità stazionale. Un accordo va ovviamente preso con l'Asuc di Faida, proprietaria dei boschi in oggetto. |
Sarebbe interessante la realizzazione di un piccolo invaso capace di rallentare al suo interno il movimento dell’acqua proveniente dalla sorgente “Acqua Fredda”, favorendo in un prossimo futuro la comparsa di molte specie animali oggi non presenti nel biotopo. Questo bacino potrebbe essere costruito a livello dei forni fusori, evitando quindi di interessare la parte centrale e più delicata del biotopo. La presenza di questo invaso potrebbe anche essere utilizzata per scopi didattici di carattere naturalistico e archeologico. |