Alcuni interventi distruttivi non sono più ripristinabili (piazzale, estrazione della torba). I danni apportati dalla pista da fondo potrebbero invece essere riparati, semplicemente spostando altrove la pista (se ancora utilizzata) e indivuando un paio di passerelle sui fossi e le bassure umide da utilizzare nel periodo estivo come punti di avvistamento lungo il percorso di visita, allontanando però le rimanenti. In ogni caso evitare qualsiasi intervento che possa abbassare il livello di falda. |
Monitorare e, laddove necessario, prevedere interventi manuali di contenimento (estirpazione) a carico degli ontani, dei salici e dei pini mughi che manifestano maggior vigore, rispettando viceversa i bonsai, deboli, in cattive condizioni vegetative e con accrescimenti molto limitati. Il materiale sradicato dovrà essere allontanato dalla torbiera (può essere rilasciato sul terreno nella pecceta limitrofa oppure esboscato). Lasciare invece ad evoluzione naturale i boschetti affermati di Alnus incana con Salix pentandra e la torbiera boscata. |
Il fragmiteto andrebbe controllato, bloccandone l’avanzata con tagli selettivi da effettuare ad esempio ogni 3-4 anni quando il terreno è ormai perfettamente gelato ma non ancora coperto di neve (fine novembre-dicembre). Questo intervento potrebbe essere effettuato alternativamente su due metà dell'area, per non sottrarre completamente l'habitat ad eventuali presenze faunistiche legate al canneto. La cannuccia ottenuta non va accumulata nella zona umida ma va allontanata dal biotopo. |
Si potrebbe sfalciare la parte orientale del biotopo, ovviamente con un mezzo leggero in modo tale da non danneggiare la cotica e comunque asportando la sostanza organica ottenuta. Il periodo di sfalcio potrebbe essere alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno, cercando di sfruttare un periodo in cui il suolo sia poco bagnato. Lo sfalcio può avvenire una volta ogni due anni. |
Sarebbe opportuno manutentare con una certa regolarità la segnaletica realizzata dall'ufficio biotopi per evitare che si ingeneri nel passante, anche occasionale, l’idea di un’area protetta in stato di abbandono. |
Si potrebbe realizzare un piccolo bacino per rendere il biotopo ricettivo nei confronti degli anfibi. A questo riguardo sarebbe opportuno individuare un settore del biotopo periferico e caratterizzato da presenze floristico-vegetazionali di minor significato, in corrispondenza di uno dei piccoli rigagnoli che attraversano l’area, così da essere regolarmente alimentato. È presumibile che le rane di montagna e forse anche i tritoni alpestri ma soprattutto i rospi comuni approfitterebbero di questa inattesa possibilità riproduttiva. |