Evitare le bonifiche, le eccessive captazioni e qualsiasi altro intervento in grado di modificare il livello di falda come ad esempio l'ulteriore approfondimento del letto del Rio Vignola che sarebbe destinato ad accelerare il processo di inaridimento del biotopo. Valutare la possibilità di reidratare parzialmente l'area protetta, restituendole almeno in parte le caratteristiche che le erano proprie. Si potrebbero costruire una serie di “sbarramenti” e di meandri lungo il corso del Rio Vignola. In questa maniera sarebbe possibile sia realizzare delle mini aree lentiche sia allagare l’area circostante determinandone così la reidratazione. L’utilizzo di materiali naturali quali il legno e le pietre dovrebbe assicurare un sufficiente grado di “mimetismo”. Ovviamente queste operazioni dovono essere condotte avendo ben presenti due ineludibili aspetti. In primo luogo la necessità di evitare che i lavori di ripristino naturalistico possano danneggiare le cenosi naturali già ora presenti nell’area; nel contempo è parimenti opportuno evitare che gli stessi vadano a interferire negativamente con le aree agricole esterne al biotopo. |
È necessario sfalciare la cannuccia di palude e le entità nemorali spesso alloctone almeno una volta l'anno al di fuori del periodo riproduttivo dell’avifauna (dopo la seconda metà di agosto) così da contenerne l’invadenza. |
Rilasciare ad evoluzione naturale i boschi igrofili con gli obiettivi di ripristinare le ontanete parzialmente degradate a seguito di utilizzazioni forestali passate, favorire la creazione di habitat naturali poco disturbati e di rilevante valore per la fauna, all’interno di un contesto fortemente antropizzato. Valorizzare le latifoglie nobili e gli alberi di grosse dimensioni, anche marcescenti nei lembi di bosco a tiglio e carpino bianco, eliminando progressivamente le specie alloctone o invasive, soprattutto la robinia. |
Per le poche aree coltivate sono da limitare i diserbi, le concimazioni e le irrorazioni con fitofarmaci. Nell’ottica di una gestione integrata ed ottimale del biotopo si potrebbe considerare l'opportunità di un recupero delle superfici di taluni prati da sfalcio marginali abbandonati e ad esempio invasi da robinia. È auspicabile la pubblicizzazione delle misure compensative previste dal PSR della PAT, inerenti la conversione all’utilizzo di pratiche biologiche per la conduzione delle coltivazioni che comporterebbe una significativa riduzione dell’impatto negativo sull’ambiente circostante. La realizzazione inoltre di una schermatura di siepi, composte da specie come frangola, crespino, biancospino, acero campestre, evonimo, farnia, frassino, bagolaro, tutt’attorno le aree agricole, potrebbe fungere da barriera nei confronti dei fitofarmaci veicolati sotto forma di aerosol e più in generale del disturbo causato nel corso delle varie attività. |