Evitare l’intensivizzazione delle colture (ad es. per migliorare la produttività dei prati e dei pascoli, o per creare nuovi frutteti). |
Evitare le trasemine con specie foraggere non autoctone. |
Monitorare il pascolamento e lo sfalcio affichè siano equilibrati per la tipologia di habitat e di tipo tradizionale. |
Ripristinare le zone umide quali pozze d’alpeggio, fontane e sorgenti utilizzate dalle mandrie durante il pascolo. Tali interventi, oltre a permettere ai bovini di pascolare su una maggiore porzione di territorio, assumono un notevole significato ecologico nei confronti di specie esigenti da un punto di vista ambientale, incrementando in tal modo la biodiversità del territorio. |
Valorizzare le latifoglie nobili, il tasso l’agrifoglio, l’abete bianco. |
Contenere la vegetazione arboreo-arbustiva nelle zone prative mediante sfalcio e/o decespugliamento delle aree più accessibili. |
Evitare ogni forma di disturbo nei pressi di nidi occupati, ad es. lavori forestali, riprese fotografiche e osservazione diretta non a scopo scientifico. |
Garantire la tutela integrale dei luoghi dove sono noti siti di nidificazione, evitando la costruzione nelle immediate vicinanze (alcune centinaia di metri) di sentieri, palestre di roccia, strade forestali. |
Evitare la costruzione di infrastrutture in corrispondenza di stazioni di crescita. |
Promuovere l’adozione di criteri di gestione forestale basati sulla selvicoltura naturalistica attenta alla conservazione delle piante deperienti con cavità naturali, all’articolazione strutturale del bosco, al mantenimento di piante ad alto fusto utilizzate come posatoi, al rispetto delle specie eduli, alla conservazione in bosco di formicai e necromassa vegetale ed eventualmente rilasciare particelle mature ad evoluzione naturale nei boschi meglio conservati. |
Conservare le aree aperte quali radure, pascoli e prati da sfalcio, contenendo le invasioni legnose tramite decespugliamento. |