Evitare in modo assoluto che l'estrazione del porfido interessi territori localizzati nel biotopo e che le varie fasi di lavorazione possano determinare l'approfondimento dell'attuale reticolo idrico superficiale. Stabilire linee d’intervento generali da seguire, ai confini del biotopo, durante la probabile fase di ampliamento dell’area estrattiva. |
È utile elaborare delle linee generali di azione che forniscano una chiara regolamentazione per l’eventuale edificazione all’interno del biotopo. Evitare ad ogni modo l'eccessivo disturbo antropico all'interno dell'area protetta. In ogni caso gli interventi edilizi o infrastrutturali non devono interessare le zone umide ed in particolare le torbiere, le paludi ed i prati umidi. |
Evitare qualsiasi intervento che possa modificare il livello di falda. Si consiglia inoltre, dato l’estremo valore naturalistico del biotopo, di procedere alla realizzazione di un’indagine sugli aspetti idrologici dell’area protetta mediante la quale determinare dimensioni, caratteristiche e vulnerabilità dell’acquifero che sottintende alla zona umida e definire una zona di rispetto all’interno della quale garantire la tutela della risorsa idrica, stabilendo le eventuali misure da intraprendere a tal fine (es: divieti nell'utilizzo di esplosivi, divieti di captazione, divieti di costruzione di strade forestali, ecc.). Risulta importante mantenere una fascia cuscinetto tra l'area estrattiva ed il SIC. |
È importante continuare a tagliare il canneto e ad asportare il materiale vegetale prodotto con una cadenza più frequente possibile (almeno ad anni alterni) cominciando però dalla seconda metà del mese di novembre quando il periodo migratorio di tutte le specie legate al canneto può essere considerato terminato. Nei bacini più grandi andrebbe mantenuto aperto lo specchio d'acqua centrale lasciando una congrua fascia perimetrale di canneto allo scopo di assicurare tranquillità all'avifauna. Sarebbe inoltre utile pubblicizzare presso i privati la concessione di aiuti previsti dal Piano di Sviluppo Rurale per il mantenimento dei prati umidi e da strame (cariceti e canneti). |
È importante mantenere sfalciati i prati, almeno una volta l'anno, limitando le concimazioni. Risulta di cruciale importanza il rispetto delle prescrizioni relative alla compatibilità tra lo sfalcio e la conservazione delle specie ornitiche nidificanti al suolo. |
In considerazione del fatto che nell’area dell'Argentario è possibile reperire numerosi altri esempi di zone umide, per altro in vari stadi di evoluzione, si propone di mantenere il Palu' Gros nelle attuali condizioni. Per quanto riguarda le altre zone umide pur sostenendo l’opportunità di mantenere l’attuale trend evolutivo dei sistemi umidi di Monte Barco, in alcuni particolari casi si colgono anche opposte opportunità di ripristinare l’ancestrale tirante d’acqua in certi piccoli bacini. Si tratta ad esempio di Palù Longa e di Palù del Ciacera, in passato in una certa misura prosciugate attraverso l’apertura di canali di sgrondo. La chiusura, anche parziale, di questi canali e il conseguente aumento del livello idrico degli invasi, potrebbe ringiovanire questi settori dell'area protetta. |
È utile predisporre misure compensative riguardanti il ripristino di habitat di specie e habitat di interesse comunitario. L’intervento di rinaturalizzazione con ricostituzione dell’habitat dovrebbe essere indirizzato alla rimozione delle cause che hanno portato alla scomparsa delle piccole pozze fangose presenti ad esempio lungo i margini della strada che conduce al Palù Gros provenendo da Sud e all’individuazione di altre aree che potrebbero prestarsi ai piccoli ristagni temporanei d’acqua. |
Le eventuali pratiche selvicolturali dovrebbero quindi orientare l'evoluzione delle fitocenosi in senso naturale, facendo prevalere le considerazioni scientifiche su quelle meramente economiche. Nelle pinete secondarie si consiglia il diradamento progressivo ed irregolare, tenendo conto della necessità di attivare lo sviluppo delle piantine di rovere del sottobosco, evitando in questo modo la forte concorrenza interspecifica con il pino silvestre. Di conseguenza, si potrà arrivare alla ricostruzione dei querceti di rovere e alla progressiva eliminazione delle pinete secondarie. Nei nuclei di pineta dove non si ha rinnovazione di rovere nel sottobosco, si presume che possa trattarsi di un cenosi forestale durevole, che potrebbe pertanto essere gestita come tale, favorendo quivi il pino silvestre. Evitare in ogni caso che le operazioni forestali possano interessare le torbiere e gli ambiti più delicati dell'area protetta. |
Si consiglia, oltre alla necessità di far rispettare il divieto di caccia all’interno del biotopo, la rimozione dei capanni da caccia. Tali strutture sono infatti in netto contrasto con i principi che stanno alla base dell’istituzione dell’area protetta, e con la sua immagine nei confronti dei visitatori. |
Rispettare in modo assoluto le torbiere boscose e i boschi ripari e lasciarli ad evoluzione naturale. |
È molto importante tenere sempre sotto controllo l'avanzata degli alberi, degli arbusti e della cannuccia di palude nei vari settori dell'area protetta ed eventualmente intervenire con altri tagli o sfalci, da effettuarsi nel periodo tardo autunnale- invernale. La biomassa sfalciata non deve mai rimanere sul terreno paludoso, per permettere la crescita delle specie paludicole meno competitive e più interessanti. |
Vanno costantemente controllate le quote di emungimento d'acqua dalla presa dell'acqua potabile. Va attentamente valutata la modificazione delle quote assolute di uscita dell'emissario. |
Si ritiene utile lasciare agibile la sola strada Santa Agnese-Santa Colomba, impedendo, o disincentivando l'accesso ai sentieri che da essa si diramano in più punti, ad esclusione del percorso di visita. Risulta importante mantenere le piccole pozze presenti lungo le strade in terra battuta, habitat riproduttivo della popolazione di uluone dal ventre giallo presente nell'area protetta. |
È troppo presto per valutare la validità del nuovo invaso artificiale. Sul medio periodo è opportuno vigilare affinché le pozze non si ostruiscano. Se ciò dovesse accadere andrebbero riaperti artificialmente, con un intervento straordinario. |
Visto che l'interessante formazione a pino silvestre potrebbe essere durevole, dovrebbe essere gestita come tale, cioè favorendo il pino silvestre. |
Rispettare in modo assoluto le torbiere boscose e lasciarle ad evoluzione naturale. |