Ridurre il disturbo antropico limitando l’acceso alla grotta per i soli fini di studio e monitoraggio. Chiusura tramite una cancellata per consentire il passaggio dei chirotteri. |
Evitare le captazioni idriche, le bonifiche, i drenaggi e qualsiasi altro intervento potenzialmente in grado di modificare il livello della falda. |
Evitare il disturbo da calpestio nelle aree con maggior presenza turistica incanalando gli escursionisti e i biker su percorsi stabiliti. |
Evitare l’intensivizzazione delle colture (ad esempio con forti o squilibrate concimazioni). |
Evitare le trasemine con specie foraggere non autoctone. |
Monitorare il pascolamento e lo sfalcio affichè siano equilibrati per la tipologia di habitat e di tipo tradizionale. |
Evitare la costruzione di nuove strade forestali e di nuove infrastrutture (soprattutto in corrispondenza di stazioni di crescita di specie endemiche e in lista rossa). |
Ripristinare le zone umide quali pozze d’alpeggio, fontane e sorgenti utilizzate dalle mandrie durante il pascolo. Tali interventi, oltre a permettere ai bovini di pascolare su una maggiore porzione di territorio, assumono un notevole significato ecologico nei confronti di specie esigenti da un punto di vista ambientale, incrementando in tal modo la biodiversità del territorio. |
Incentivare il più possibile l’espansione del pascolo, evitando di concentrarlo sulle superfici più comode e più produttive, ma di indirizzarlo anche sui versanti più acclivi, pur mantenendo una contenuta presenza di formazioni cespugliose. |
Limitare l’avanzata degli arbusti. |
Sorvegliare le eventuali raccolte da parte di collezionisti. |
Evitare il disturbo da calpestio nelle aree con maggior presenza turistica incanalando gli escursionisti e i biker su percorsi stabiliti. |
Incentivare la selvicoltura naturalistica con mantenimento di legno deperiente in bosco ed eventualmente rilasciare particelle mature ad evoluzione naturale nei boschi (querceti e faggete) meglio conservati. |
Evitare l’eccessivo infittirsi del bosco (nelle due stazioni censite). |
Ripristinare e mantenere le piccole zone umide (anche di origine artificiale) come pozze, fontane, sorgenti, fossati, stagni, torbiere e paludi. |
Eseguire lo sfalcio tardivo dei prati incentivando le operazioni a bassa velocità partendo dal centro degli appezzamenti e proseguendo con direzione centrifuga; prevedendo inoltre dei sistemi di allontanamento dei selvatici ad esempio tramite l’applicazione delle cosiddette “barre d’involo”. |
Prevedere nelle situazioni di semi-abbandono, particolarmente in presenza di vegetazione nitro-igrofila, sfalci saltuari tardivi con cadenza pluriennale. |
Incentivare quelle pratiche che evitino l’infeltrimento della cotica e la successiva sostituzione con formazioni arbustive. |
Aumentare la disponibilità di prede garantendo l’utilizzazione dei pascoli che tra l’altro permettono una deposizione diffusa di escrementi, che favoriscono l’instaurarsi di un’entomofauna diversificata. |
Incentivare una gestione agricola semi-estensiva che garantisca una diversificazione del paesaggio agrario (mantenere la presenza di zone prative e agricole interrotte da siepi, cespugli e alberi sparsi, promuovere tecniche colturali ecocompatibili). |
Evitare ogni forma di disturbo nei pressi di nidi occupati e nelle vicinanze delle arene di canto (Gallo forcello), ad es. lavori forestali, riprese fotografiche e osservazione diretta non a scopo scientifico. |
Conservare in maniera generalizzata l’abete bianco, in quanto essenza arborea preferita dai picidi per lo scavo delle cavità di nidificazione, successivamente utilizzate dalla civetta capogrosso. |
Garantire la tutela integrale dei luoghi dove sono noti siti di nidificazione, evitando la costruzione nelle immediate vicinanze (alcune centinaia di metri) di sentieri, palestre di roccia, strade forestali e impianti di risalita. |
Ridurre il disturbo antropico limitando l’acceso alla grotta per i soli fini di studio e monitoraggio. Chiusura tramite una cancellata per consentire il passaggio dei chirotteri. |
Promuovere l’adozione di criteri di gestione forestale basati sulla selvicoltura naturalistica attenta alla conservazione delle piante deperienti con cavità naturali, all’articolazione strutturale del bosco, al mantenimento di piante ad alto fusto utilizzate come posatoi, al rispetto delle specie eduli, alla conservazione in bosco di formicai e necromassa vegetale. |
Conservare le aree aperte quali radure, pascoli e prati da sfalcio, contenendo le invasioni legnose tramite decespugliamento. incentivare il più possibile l’espansione del pascolo, evitando di concentrarlo sulle superfici più comode e più produttive, ma di indirizzarlo anche sui versanti più acclivi, pur mantenendo una contenuta presenza di formazioni cespugliose. |