Monitorare costantemente la colonizzazione della torbiera ad opera delle specie arboree e arbustive che, dove necessario, vanno contenute, prevedendo tagli o meglio sradicamenti manuale a carico degli individui che manifestano maggior vigore, la cui affrancazione dall’acqua è solitamente denotata da lunghe frecce di accrescimento (10 o più centimetri). La stessa dinamica di affrancamento dall’acqua e di forte sviluppo degli individui arborei ed arbustivi dovrà essere tenuta controllata nei tratti di torbiera boscata, provvedendo anche in questo caso all’eliminazione dei soggetti in rapido sviluppo, con forte crescita dei getti e una chioma densa, rispettando viceversa gli individui nani (“bonsai”), deboli, in cattive condizioni vegetative e con accrescimenti molto limitati, tipici dell’ambiente della torbiera boscata. Il materiale ottenuto dovrà in ogni caso essere allontanato dalla torbiera. La rimanente porzione di torbiera boscata dovrà essere invece lasciata ad evoluzione naturale. |
È importante effettuare, nel tratto di torbiera invasa dalla molinia, sfalci periodici manuali di quest'ultima. Le operazioni di sfalcio dovranno essere condotte rigorosamente a mano e con cadenza annuale, prevedendo alla fine delle stesse l’asporto del materiale affienato. Si tratta di un intervento estremamente delicato, trattandosi comunque di un habitat di torbiera, la cui esecuzione, dovrà essere riservata a personale esperto/addestrato e avvenire in modo tale da evitare il più possibile il danneggiamento dell’habitat (in particolare del tappeto di sfagni, sensibile al calpestio e a rischio di danneggiamento durante le operazioni di raccolta dell’erba tagliata). |
La gestione della risorsa idrica del Lago Nero non risulta necessitare di specifici interventi diretti. Ad ogni modo, fatto salvo il divieto di effettuare captazioni idriche forzate, di eseguire drenaggi all’interno del biotopo e in genere di realizzare qualsiasi tipo di intervento che possa direttamente o indirettamente arrecare disturbo o danneggiare l’equilibrio idrico della torbiera, si consiglia, dato l’estremo valore naturalistico del biotopo, di procedere alla realizzazione di un’indagine sugli aspetti idrologici dell’area protetta mediante la quale determinare dimensioni, caratteristiche e vulnerabilità dell’acquifero che sottintende alla zona umida e definire una zona di rispetto all’interno della quale garantire la tutela della risorsa idrica, stabilendo le eventuali misure da intraprendere a tal fine (es: divieti di captazione/emungimento forzato delle sorgenti, divieti di costruzione di strade forestali). |
Assume grande importanza nella gestione del bosco il rilascio, fino a invecchiamento/morte, di un certo numero di alberi di grandi dimensioni o cavi, in particolare se già frequentati da picidi. Sarebbe inoltre auspicabile il mantenimento all’interno del bosco di elevati quantitativi di legno morto o deperiente, sia a terra che in piedi. Ciò può avvenire con rilascio del bosco ad evoluzione naturale. Il settore boscato che maggiormente meriterebbe di non essere più interessato da operazioni selvicolturali è quello situato sul versante occidentale del biotopo, per il suo stadio evolutivo (adulto/maturo) e per la presenza al suo interno di individui di grandi dimensioni, spesso malconformati o seccaginosi e di piante morte, sia a terra che in piedi. |
La gestione delle zone boscate confinanti con l'area protetta dovrà avvenire nel massimo rispetto dell'ambiente di torbiera, dedicando la massima attenzione specialmente nella realizzazione delle operazioni di esbosco e nelle manovre e spostamenti degli automezzi, onde evitare qualsiasi tipo di danneggiamento alle formazioni vegetazionali di ambiente umido. È altresì auspicabile che le utilizzazioni forestali vengano effettuate al di fuori del periodo compreso tra il 31 marzo e il primo agosto. |
Non risulta necessario provvedere all’adozione di alcuna specifica misura di tutela nei confronti della risorsa idrica. È bene comunque che in futuro nella realizzazione delle esercitazioni antincendio si eviti il prelievo di acqua dagli specchi idrici e, in generale, l’ingresso all’interno dell’area protetta, limitandosi a simulare/ipotizzare le possibili azioni da intraprendere in caso di reale necessità. |
Andrebbe evitata la frequentazione dell’area protetta al di fuori della sentieristica ufficialmente riconosciuta, fatta eccezione per i proprietari dei boschi, in merito all’espletamento delle pratiche selvicolturali. Andrebbe quindi individuato e predisposto un sentiero attrezzato lungo il quale indirizzare il visitatore, che permetta di apprezzare i diversi aspetti naturalistici senza arrecare alcun danno o disturbo. Accanto a questa azione è necessario per quanto possibile evitare che continui la frequentazione degli altri sentieri (per lo più tracce) presenti all’interno del biotopo, attraverso l'installazione di pannelli indicanti le norme che regolano il biotopo e il mascheramento dei sentieri esistenti, in particolare chiudendone i punti di ingresso ad es. con un tronco o una ceppaia, possibilmente già in avanzato stato di decomposizione e adeguatamente posizionati e sistemati in modo da integrarsi bene, anche in termini estetici, con il resto della vegetazione), lasciando invece alla vegetazione stessa, qualora indisturbata, il compito di “rimarginare” le altre ferite e riconquistare da sola lo spazio perduto. |