Potrebbe risultare utile lo sfalcio regolare (almeno ogni due anni) della cannuccia di palude nelle zone in cui questa specie non è ancora completamente dominante. In alcuni tratti periferici vanno tagliati anche specie legnose (frangola, pino silvestre, betulla). Non va in ogni caso interessato da questi interventi l'anello circumlacuale di fragmiteto per una congrua ampiezza. Tale fascia avrebbe lo scopo sia di assicurare una disponibilità di spazio, così da garantire la nidificazione dell'avifauna acquatica, sia di fungere da barriera antidisturbo a vantaggio della fauna. Le operazioni di sfalcio vanno eseguite nel periodo autunno-invernale. Sul medio periodo la strategia ottimale di gestione e di valorizzazione naturalistica del biotopo potrebbe essere quella di prevedere un progressivo e moderato rientro dei livelli delle acque entro i valori storicamente ricordati negli anni ’60-‘70, purché accompagnato da una contemporanea opera di controllo colturale delle cenosi vegetali del sito e limitazione dell'eutrofizzazione del Laghestel. |
È utile predisporre misure compensative riguardanti il ripristino di habitat di specie e habitat di interesse comunitario. L’intervento di rinaturalizzazione con ricostituzione dell’habitat dovrebbe essere indirizzato alla rimozione delle cause che hanno portato alla scomparsa delle piccole pozze fangose presenti ad esempio sul fondo della carrareccia che collega tra loro le due estremità meridionali della zona umida e all’individuazione di altre aree che potrebbero prestarsi ai piccoli ristagni temporanei d’acqua. |
Mantenere i visitatori e i turisti lungo il percorso di visita e provvedere alla regolare manutenzione dello stesso. Proteggere soprattutto l'area con lo specchio d'acqua con il mantenimento della fascia di arbusti che borda la strada sul lato occidentale del Laghestel, magari rinfoltendola con specie dai frutti eduli. |
È utile mantenere i due sfalci nelle aree dove questi sono ancora effettuati, anzi essi dovrebbero essere ampliati anche alle zone prative semicespugliate. Nelle zone di contatto tra cespuglieti e prati stabili andrebbero operati periodici tagli di ringiovanimento, al fine di conservare un mosaico di vegetazione più o meno strutturata, dalle formazioni erbacee a quelle arbustive. |
Limitare i prelievi idrici, anche quelli eventualmente attuati all'esterno del biotopo. Controllare i livelli di soglia, in corrispondenza dell'uscita delle acque dal bacino. Ridurre l'uso dei concimi e dei liquami ed evitando il loro spargimento soprattutto nel periodo autunnale e invernale. Monitorare la qualità delle acque del biotopo soprattutto per quanto riguarda la concentrazione di nitrati, fosfati e diserbanti.Evitare l'espansione delle aree coltivate a piccoli frutti, che anzi andrebbero spostate al di fuori del sito, a scapito delle zone umide e dei boschi. Sarebbe auspicabile l'acquisto di una quota consistente dei terreni paludosi e comunque pubblicizzare presso i proprietari dei terreni gravitanti nell'area protetta le misure previste dal P.S.R. della P.A.T. Monitorare regolarmente gli scarichi delle abitazioni site immediatamente a monte del biotopo. |
È utile attuare un piano di gestione forestale per i boschi cheli conduca, nel medio-lungo periodo, ad assetti maggiormente naturali. Il piano dovrebbe prevedere una progressiva articolazione della struttura delle peccete artificiali, la valorizzazione delle latifoglie, il controllo della robinia,il mantenimento delle spontanee tendenze evolutive di alcuni tratti dei boschi attuali, il mantenimento di alcuni individui senili fino a deperimento e oltre, lasciando la pianta morta in loco (salvo problemi di sicurezza). È estremamente importante lasciare ad evoluzione naturale i boschi igrofili e le pinete a sfagni. |