È opportuno provvedere al mantenimento della situazione ambientale realizzata. In quest’ottica si dovrà prevedere un intervento routinario di sfalcio del canneto (con allontanamento della biomassa) al fine rallentare l'interramento dei corpi idrici realizzati. Il periodo migliore nel quale attuare queste operazioni è quello tardo-autunnale o invernale, così da evitare di interferire negativamente con la biologia delle specie che vivono, stazionano o si riproducono nell'area protetta. Lo sfalcio, anche in considerazione della limitata estensione dell’area, andrà eseguito manualmente, ad esempio a bordo di un canotto. È inoltre opportuno monitorare regolarmente la profondità dei bacini in modo da intervenire con nel caso questi vengano riempiti da limi e materiali solidi trasportati dai diversi corsi d'acqua. |
Sarebbe opportuno che le portate dei corsi d'acqua siano modulate in base all’andamento delle precipitazioni. Nello specifico, in occasione delle piogge equinoziali la portata del torrente Noce dovrebbe incrementarsi, mentre durante i tradizionali periodi di morbida invernali ed estivi risulta adeguata la portata minima di 2,59 m3/s. Di fatto ciò accade già da oggi in quanto misurazioni anche recenti della portata del torrente Noce dimostrano come in occasione di piogge intense (portata del Noce > 50 m3/sec) la quantità di acqua veicolata dal corpo idrico si incrementa di conseguenza seguendo il naturale andamento delle precipitazioni. |
È importante limitare l'ulteriore diffusione delle specie alloctone erbacee (tramite ripetuti tagli mirati con mezzi leggeri da effettuarsi periodo estivo e comunque prima della fruttificazione delle singole specie invasive) e la copertura eccessiva delle entità arbustive, soprattutto della robinia. |
Sarebbe necessario che le società proprietarie degli impianti, allo scopo di minimizzarne l’impatto sul biotopo, provvedessero a migliorare le loro attrezzature e il loro ciclo produttivo in modo da ridurre l'emissione di rumori, la produzione di polveri e la liberazione di inerti ricche di limi. Sarebbe opportuno modificare la concessione di lavorazione degli inerti alle due società con rinnovo annuale della stessa. |
Nelle zone su terreno alluvionale, i tagli dovrebbero essere evitati e, qualora fosse impossibile bandirli del tutto, dovrebbero essere limitati alla “pulizia” con eliminazione dei soggetti arborei e arbustivi già morti o deperienti. In tal modo dovrebbero essere verosimilmente favorite le specie edificatrici del bosco “originario”. In generale nelle aree boscate è opportuno, oltre ad adottare criteri di selvicoltura naturalistica, prevedere il progressivo ridimensionamento dell'importanza del pino silvestre nell’ambito dei consorzi boschivi, a vantaggio delle latifoglie presenti. |
Pare opportuno tollerare i problemi in termini di eliminazione temporanea della copertura vegetale erbacea, di inquinamento organico e di disturbo in generale che la pastorizia comporta. Si potrebbe regolarizzare questa tradizionale pratica consentendo il solo transito delle greggi in transumanza, e l'ingresso di cani pastore al guinzaglio. |
Evitare che in futuro nuovi interventi di rettifica dei tracciati stradali e ferroviari vengano realizzati nel biotopo. |
Anche se la presenza di materiali soprattutto sulle sponde del torrente Noce costituisce una forma di inquinamento di carattere prevalentemente estetico, tuttavia non è opportuno sottovalutarla. Ad esso si potrebbe facilmente rimediare prevedendo di effettuare la pulizia delle sponde dei corpi idrici lotici con cadenza semestrale, posteriormente alle piogge equinoziali. |
È importante effettare gli sfalci nelle aree condotte a prato, rispettando però il protocollo aziendale previsto dal Piano di sviluppo Rurale circa il periodo di ritardo nello sfalcio e le modalità di esecuzione dello stesso ( a partire dal centro dell’appezzamento in senso centrifugo), allo scopo di limitare il più possibile l’influenza negativa nei confronti delle nidificazioni di uccelli sul suolo. |
Appare auspicabile l’effettuazione di appropriate analisi al fine di disporre di precise valutazioni circa la qualità delle acque che arrivano nel Noce, quantomeno quelle provenienti dai suoi affluenti principali. Naturalmente il problema costituito da eventuali fenomeni di polluzione sia organica che chimica esula dalle misure di conservazione per il biotopo, nondimeno è opportuno avere un quadro della situazione. |
È importante ribadire la necessità di confermare il divieto di caccia già previsto nell’ambito dei vincoli generali del biotopo Rocchetta”. |
Sarebbe utile consentire la pesca solo nel tratto meridionale (fino all’altezza della discarica comprensoriale) che andrebbe invece preclusa nel settore invece più “selvaggio” e tranquillo del biotopo, rappresentato dalla forra vera e propria. Nel caso inoltre procedesse ad auspicabili operazioni di riqualificazione si e ripopolamento ittico del biotopo (bonifica dai taxa ittici estranei e di provenienza esogena e reintroduzione o ripopolamento attivo, previa un'attenta valutazione ittiologica, delle specie caratteristiche del popolamento ittico teorico quali, in particolare, la trota marmorata, il temolo, lo scazzone, il barbo canino, il cobite barbatello e il barbo comune), l’attività alieutica andrebbe temporaneamente vietata in tutta l’area protetta per un congruo numero di stagioni di pesca (= orientativamente almeno quattro anni). |
Sarebbe opportuno pubblicizzare presso i proprietari dei terreni siti a monte del biotopo le misure previste dal Piano di Sviluppo Rurale della P.A.T. per far adottare metodi di agricoltura alternativi e/o biologici necessari per la tutela delle risorse naturali presenti nell'area protetta. Nel contempo bisogna però realisticamente prendere atto che nell’ottica economica che regola le produzioni agricole anauni, misure di protezione ambientale di questo genere sono ancora percepite dal mondo agricolo come decisamente diseconomiche. |