Evitare il disturbo al fagiano di monte istituendo il divieto di calpestio dei pascoli di malga Campobrun nel periodo di punta degli amori della specie (dall’1 al 31 maggio). Inoltre va senz’altro rivista la sentieristica che attualmente attraversa la riserva, cercando di incanalare gli escursionisti su alcuni percorsi ben precisi, limitando nel modo più assoluto le scorciatoie, le vie alternative ecc. come, ad esempio, quelle che da malga Campobrun salgono al rifugio Scalorbi, che dalla strada demaniale “Revolto - Scalorbi” portano al rifugio Fraccaroli o quelle che percorrono in lungo e in largo il Vallone della Teleferica. Analoghe considerazioni valgono anche per il turismo invernale che, per specie come il fagiano di monte, può essere addirittura ancora più dannoso. L'attività scialpinistica andrebbe limitata pertanto solo alla pista carrozzabile fino al rifugio Scalorbi. |
La soluzione più efficace per contenere l’avanzamento degli arbusti è quella di garantire il pascolamento estensivo anche nelle aree più marginali. Si tratta di una risorsa già presente in loco nonché quella più economica. |
Si potrebbero prevedere degli interventi di miglioramento silvo-pastorale, anche di modesta entità, ad esempio con un sistema di tagli a rotazione su piccole superfici di mugheta, con margine a dente di sega per aumentare il perimetro di taglio e ottimizzare così la resa in termini faunistici della mugheta. Così facendo inoltre si creerebbero lungo i margini della tagliata condizioni ideali per la riproduzione di molte specie di uccelli e si favorirebbe la colonizzazione della zona aperta da parte di piante suffruticose, di fondamentale importanza per l’alimentazione delle covate di fagiano di monte. |
Evitare in modo assoluto di utilizzare le vallette nivali come discariche. Inoltre, in tutte le aree al di fuori dei sentieri, dove si trovano questi particolari habitat dovrebbe essere ridotto al minimo il calpestio provocato dal bestiame e dall’uomo, per evitare il costipamento e il disseccamento del suolo e la conseguente preziosa perdita di fauna inferiore e di flora che in essi si trovano. |
Lasciare ad evoluzione naturale i boschi naturali della Riserva. |
Nei popolamenti artificiali a prevalenza di larice si consiglia di limitare gli interventi ai soli casi eccezionali (es. pericolo di incolumità antropica o pericolo di instabilità stazionale). Infatti si tratta di boschi stramaturi (anche per senescenza precoce a causa dell’impianto fuori dal loro areale) dove eventuali diradamenti comprometterebbero la loro stabilità; è importante, pertanto, conservare le piante morte e/o marcescenti in piedi e la necromassa a terra, per favorire l’insediamento di picidi e di strigiformi forestali. Tale pratica selvicolturale avvantaggia non solo alcune specie di uccelli, ma porta benefici effetti a tutto l’ecosistema forestale. Nei peccete secondarie invece effettuare dei diradamenti sperimentali per favorire il faggio. |
Si consiglia la presenza costante di personale addetto alla sorveglianza della riserva, per evitare raccolte di specie vegetali da parte di collezionisti. |