Bassa Valle del Chiese

Il sito comprende i bassi corsi del Fiume Chiese, del Rio di S. Barbara e del Torr. Palvico, nel tratto di fondovalle tra Storo e il Lago d'Idro.

L'interesse del sito è legato a vaste superfici di vegetazione sommersa a ranuncoli d'acqua; sulle sponde si trova una vegetazione di sponda caratterizzata soprattutto da salici e da ontani.

Misura di protezione
Evitare ulteriori trasformazioni degli argini fluviali, la cementificazione degli stessi, il prelievo di sabbie e ghiaie, il deposito di materiali di qualsiasi tipo.
Evitare la semplificazione del reticolo idrico attraverso canalizzazioni, intubamenti, ecc.
Evitare l’apporto di azoto e di altri elementi inquinanti per lo più derivanti dall’agricoltura, dalla troticoltura o pastorizia intensive o da scarichi fognari/reflui.
Evitare l’ampliamento della cava, degli impianti di specie a rapido accrescimento, del maneggio e della ciclabile, che occupano suoli potenzialmente adatti al bosco igrofilo.
Limitare le concimazioni.
Migliorare la funzionalità degli habitat umidi, anche tramite recupero naturalistico delle zone degradate.
Adottare tecniche selvicolturali idonee al contenimento della Robinia, evitando la sua ceduazione e favorendo nel contempo lo sviluppo in altofusto delle specie autoctone ed altre specie esotiche infestanti.
Recuperare le vegetazioni potenziali (es.: bosco igrofilo periripario).
Incentivare gli sfalci , in numero non superiore a due volte l'anno, con esportazione della biomassa.
Evitare le trasformazioni del regime idrico naturale (es: regimazione corsi d’acqua, canalizzazioni, cementificazioni, ecc.).
Evitare l’apporto di azoto e di altri elementi inquinanti per lo più derivanti dall’agricoltura, dalla troticoltura o pastorizia intensive o da scarichi fognari/reflui.
Evitare le immissioni di Trota fario.
Conservare le residue sponde sabbiose o argillose potenzialmente adatte ad ospitare i nidi della specie.
Conservare integralmente gli ambienti umidi al fine di garantire il massimo livello possibile di diversità ambientale.
Migliorare la funzionalità degli habitat umidi, anche tramite recupero naturalistico delle zone degradate.
Garantire la tutela dei siti attivi e porre un’attenzione generalizzata agli ambienti potenzialmente idonei alla nidificazione.
Limitare ogni forma di disturbo nei pressi di nidi occupati (riprese fotografiche, osservazione ravvicinata).
Studiare opportuni programmi di riproduzione artificiale e ripopolamento.
Conservare le aree aperte quali radure e prati da sfalcio.

Misura di protezione

Evitare ulteriori trasformazioni degli argini fluviali, la cementificazione degli stessi, il prelievo di sabbie e ghiaie, il deposito di materiali di qualsiasi tipo.

Evitare la semplificazione del reticolo idrico attraverso canalizzazioni, intubamenti, ecc.

Evitare l’apporto di azoto e di altri elementi inquinanti per lo più derivanti dall’agricoltura, dalla troticoltura o pastorizia intensive o da scarichi fognari/reflui.

Evitare l’ampliamento della cava, degli impianti di specie a rapido accrescimento, del maneggio e della ciclabile, che occupano suoli potenzialmente adatti al bosco igrofilo.

Limitare le concimazioni.

Migliorare la funzionalità degli habitat umidi, anche tramite recupero naturalistico delle zone degradate.

Adottare tecniche selvicolturali idonee al contenimento della Robinia, evitando la sua ceduazione e favorendo nel contempo lo sviluppo in altofusto delle specie autoctone ed altre specie esotiche infestanti.

Recuperare le vegetazioni potenziali (es.: bosco igrofilo periripario).

Incentivare gli sfalci , in numero non superiore a due volte l'anno, con esportazione della biomassa.

Evitare le trasformazioni del regime idrico naturale (es: regimazione corsi d’acqua, canalizzazioni, cementificazioni, ecc.).

Evitare l’apporto di azoto e di altri elementi inquinanti per lo più derivanti dall’agricoltura, dalla troticoltura o pastorizia intensive o da scarichi fognari/reflui.

Evitare le immissioni di Trota fario.

Conservare le residue sponde sabbiose o argillose potenzialmente adatte ad ospitare i nidi della specie.

Conservare integralmente gli ambienti umidi al fine di garantire il massimo livello possibile di diversità ambientale.

Migliorare la funzionalità degli habitat umidi, anche tramite recupero naturalistico delle zone degradate.

Garantire la tutela dei siti attivi e porre un’attenzione generalizzata agli ambienti potenzialmente idonei alla nidificazione.

Limitare ogni forma di disturbo nei pressi di nidi occupati (riprese fotografiche, osservazione ravvicinata).

Studiare opportuni programmi di riproduzione artificiale e ripopolamento.

Conservare le aree aperte quali radure e prati da sfalcio.

Descrizione

Specie con dettaglio entro l'area

Martin pescatore

Nibbio bruno

Ramarro occidentale

Specie rilevate entro l'area protetta

Minacce e protezione

Attenzione

Dettagli della specie

Specie in direttiva habitat

Specie in Direttiva Uccelli